Dopo una bella dormita ristoratrice, tra una russata a destra ed una a manca, scattiamo in piedi alle sette, facciamo colazione in casa e raccogliamo tutti i panni finalmente asciutti. Le vesciche fanno sempre più male nonostante i cerotti quindi ci prepariamo ad una bella giornata di sofferenza.
Alpe Adria Trail: le quattro tappe in territorio sloveno
Alle otto in punto lasciamo l’appartamento e ci incamminiamo verso l’uscita del paese, l’aria è ancora umida per la pioggia di ieri e ci sono delle nuvole basse che fanno un effetto scenico non male, la bella notizia però è che c’è un bel sole che man mano spunta fuori più coraggioso.
Lunghezza: 26,6 km
Tempo in movimento: 5h54′
Tempo complesivo: 8h14’
Dislivello in salita: 619 m
Dislivello in discesa: 550 m
Punto più alto: 547 m
Punto più basso: 304 m
Cliccando sul pulsante Maggiori informazioni potrete accedere alla pagina di Outdooractive dove è riportato il riassunto della tappa; potrete seguire il nostro percorso ammirando le foto fatte durante l’escursione, scaricare le tracce gpx e kml per non perdervi durante il vostro trekking oltre a tutte le informazioni in formato PDF per averle sempre a portata di mano.
Ci inoltriamo nel bosco per la strada che attraversa alcune abitazioni rurali e porta dopo quattro chilometri alla deviazione per le Virje Falls; avevamo visto alcune foto negli opuscoli con un breve rivolo d’acqua ma mentre scendiamo per il sentiero sentiamo un fragore abbastanza forte e dopo l’ultima curva si presentano davanti a noi delle cascate impetuose. Manco a dirlo siamo soli così Federico sistema il cavalletto mentre Derio gironzola qua e là cercando di scattare qualche foto decente per poi convincersi che forse è meglio far riposare un pochino i piedi doloranti.
Dopo tre quarti d’ora di scatti ripartiamo e subito dopo incontriamo un lago artificiale che si presta molto bene ad essere immortalato con le montagne innevate sullo sfondo. Passiamo in mezzo ad un campeggio e perfino ad un campo da golf per poi spuntare sulla strada asfaltata dove, oltre il ponte, c’è la deviazione per le Boka Falls. Vista la pioggia dei giorni scorsi e la portata d’acqua delle altre cascate ci aspettavamo le Boka belle ingrossate ed invece non è così, avevamo visto delle foto con la massima portata veramente impressionanti ed un po’ speravamo di poterle ammirare in questo modo ma non c’è problema, ci accontenteremo; ora bisogna solo iniziare a salire nel bosco che porta in un quarto d’ora circa al punto di osservazione.
Sulla piattaforma in legno mangiamo mezza barretta ed un panino e poi riprendiamo la discesa facendo un’altra deviazione sulla strada asfaltata cercando l’accesso alla spiaggia lungo il fiume Soca dove sono state girate alcune scene de Le Cronache di Narnia; troviamo la spiaggia ma l’accesso è dall’altra parte del fiume quindi proseguiamo lungo il nostro sentiero costeggiando l’Isonzo che oggi si presenta, grazie al sole, nella sua classica tonalità azzurra. Abbandonato il fiume inizia un tratto leggermente più noioso poi ci aspettano gli ultimi sei chilometri di salita fino al paesino di Dreznica che sarà la nostra tappa di giornata.
Siamo circondati da montagne favolose e l’ultimo tratto è su strada asfaltata così i piedi di Derio trovano un minimo di sollievo; scorgiamo in lontananza il campanile della chiesa il che vuol dire che siamo giunti anche oggi a destinazione. Alle 16 esatte entriamo nel paese e troviamo facilmente la struttura che ci ospiterà questa notte, il Pri Lovrizu: suoniamo il campanello e ci accoglie una bambina che chiama subito la mamma la quale ci accompagna in camera e ci dice che c’è un unico ristorante per la cena, cosa che tra l’altro avevamo già appurato dando uno sguardo su Googlemaps alla cartina del paese. Recuperiamo le forze con una bella doccia calda poi ci separiamo: Fede decide di andare a fare qualche foto da un punto panoramico che avevamo incontrato salendo a Dreznica, Derio invece, sopraffatto dal dolore ai piedi, decide di fare solamente un giretto in paese giungendo alla chiesa e passando per il ristorante, che funge anche da bar, per bere una birra. La porta però è serrata e l’orario esposto all’esterno indica come giorni di chiusura il lunedì ed il martedì; preoccupato di rimanere a bocca asciutta Derio torna dalla signora del nostro appartamento la quale lo rassicura dicendo che la cena viene comunque servita anche nei giorni di chiusura, solamente che apriranno non prima delle 19. Tornando verso casa riesce a trovare un minimarket aperto nel cui frigo è rimasta l’unica lattina di birra fresca, anzi ghiacciata da gustare in terrazza con vista sulle montagne e la chiesa.
Quando rientra Federico andiamo al ristorante, la Gostisce Jelkin Hram, e lo troviamo finalmente aperto e con già diversi clienti; una cameriera dalla tristezza infinita, con un tono di voce bassissimo, ci comunica che servono solo un menu fisso e ne prendiamo atto, questa sera ordiniamo una bottiglia di vino ed attendiamo di sapere cosa arriverà a placare la nostra fame. Ci viene servita un’ottima jota poi una cotoletta con contorno di patate lesse, cetrioli e pomodori e per finire un tiramisù; Federico prende un amaro ed anche per oggi la giornata volge al termine.
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