Vi è mai capitato di scoprire un luogo quasi per caso e di venirne poi attratti in maniera quasi morbosa da doverlo assolutamente visitare per poter saziare solo così la vostra curiosità? Beh a me è accaduto con l’Alpine Loop mentre stavo studiando un itinerario di viaggio incentrato totalmente sullo stato del Colorado. Un amico mi ha messo la pulce nell’orecchio su questa strada e da quel momento ne sono stato quasi ossessionato fino a convincermi che l’avrei dovuta percorrere ad ogni costo. Ma attenzione perché ci vuole poco a trasformare il sogno in un incubo e passare , come dice il titolo dell’articolo, dal paradiso all’inferno. Con questo non vogliamo assolutamente spaventarvi ma solamente puntualizzare che questa è una strada da affrontare responsabilmente e con il mezzo adatto come andremo a spiegare nel dettaglio più avanti.
Indice dei Contenuti
COS'È L'ALPINE LOOP E DOVE SI TROVA
L’Alpine Loop è una strada completamente sterrata, lunga circa 63 miglia (100 km) che, attraverso un percorso brullo, strade a strapiombo e vecchie città minerarie, collega le cittadine di Silverton e Ouray passando a metà del suo percorso per un altro piccolo centro come Lake City.
Ci troviamo nel Colorado sud-occidentale, poco sopra la più famosa città di Durango, collegata a Silverton da un’altra celebre strada panoramica quale la Million Dollar Highway.
La strada può essere percorsa in entrambi i sensi quindi da Silverton a Ouray o viceversa anche se noi vi consigliamo caldamente di partire da Silverton in quanto così facendo percorrerete il tratto più pericolo e spaventoso, quello subito dopo l’Engineer Pass fino a Ouray dal lato della carreggiata che dà sulla montagna e non sullo strapiombo. Questo è un tratto veramente da brividi dove due macchine passano veramente a malapena e sotto c’è un burrone di diverse centinaia di metri quindi meglio evitare di guidare da quel lato.
QUANDO ANDARE
La strada è chiusa in inverno in quanto è coperta di neve per un lungo periodo dell’anno ed è generalmente aperta in uno stretto lasso di tempo che va da giugno a settembre. Occorre sempre monitorare le condizioni meteo in quanto anche in assenza di neve il terreno può essere molto fangoso e scivoloso dopo le piogge. Fate il pieno di benzina prima di partire perché durante il percorso potrete fare rifornimento solo a Lake City oltre ovviamente alle città di partenza ed arrivo di Silverton e Ouray.
QUALE MEZZO UTILIZZARE
L’Alpine Loop è percorribile solo da mezzi 4×4 come indicato dai cartelli prima di imboccare la strada ma per esperienza personale la trazione integrale non è sufficiente perché in alcuni tratti, soprattutto dalla fine dell’Engineer Pass fino a Ouray, è caldamente consigliata quella che gli americani chiamano “high clearance” ossia un mezzo che abbia un’elevata distanza del fondo macchina dal manto stradale perché lo sterrato è pieno di profonde buche e massi sporgenti. Per quanto riguarda le auto a noleggio generalmente non è permesso guidare su terreni sterrati anche se molto spesso questo divieto viene disilluso soprattutto se si tratta di strade in buone condizioni. Durante la nostra esperienza avevamo una Jeep Patriot e nessuna conoscenza specifica della strada, ci siamo informati su qualche forum americano e tutti ci hanno detto che un mezzo 4×4 fosse sufficiente ed in effetti lo è fino all’Engineer Pass però non ci vergogniamo a dire che il tratto finale, dal passo fino a Ouray, lo abbiamo fatto col cuore in mano e le lacrime agli occhi perché temevamo davvero di spaccare tutto. Pamela è dovuta scendere decine di volte dall’auto per indicarmi il passaggio più sicuro e di quel tratto di strada non abbiamo alcun ricordo fotografico proprio perché concentrati solo ad arrivare a destinazione.
Al netto di tutto ciò vi consigliamo caldamente, se davvero volete affrontare questa strada, di noleggiare a Silverton oppure a Ouray un mezzo adeguato, ci sono agenzie che offrono Jeep Wrangler che fanno benissimo il loro dovere oppure una sorta di quad anch’essi perfetti per affrontare al meglio le buche dell’Alpine Loop, vengono chiamati Side by Side Cars ma anche UTV (Utility Task Vehicle) o ROV (Recreational Off-highway Vehicle) e possono ospitare da due a sei persone a seconda delle dimensioni; trovate uffici per il noleggio sia a Silverton che a Ouray.
QUANTO TEMPO DEDICARE ALL’ALPINE LOOP
Come abbiamo scritto in precedenza la strada non è lunga, sono solo 100 km, però è molto lenta e piena di cose da fare e vedere, considerate che ove diversamente indicato il limite è di 15 mph e non è che la strada permetta di andare molto più veloce; ovviamente dipende anche da quali attività si vuole svolgere e da dove si alloggia il giorno precedente: ad esempio se non pensate di fare trekking e partite già da Ouray o Silverton una giornata o anche mezza giornata è sufficiente per fare una visita alle due città inframmezzata dal passaggio sull’Alpine Loop. Di norma chi affitta un mezzo appositamente per percorrere questa tratta sceglie la soluzione di un giorno anche perché i costi dei noleggi di Jeep 4×4 e Side by Side Cars sono piuttosto elevati.
Se invece come noi avete intenzione di fare qualche escursione e partite da un po’ più lontano, noi avevamo base a Durango, prendetevi più tempo perché per arrivare a Silverton c’è da percorrere l’altrettanto panoramica Million Dollar Highway. Noi abbiamo spezzato la tratta dormendo a Lake City per completare la visita l’indomani per poi dedicare l’altra metà della giornata ai dintorni do Ouray.
ITINERARIO DELL'ALPINE LOOP
Silverton
La nostra avventura lungo l’Alpine Loop parte dall’antica città mineraria di Silverton, i primi insediamenti risalgono al 1860 quando alcuni cercatori d’oro capitanati da Charles Baker si fecero largo tra le impervie alture delle San Juan Mountains creando un piccolo agglomerato urbano chiamato Baker’s Park; prima di loro l’area era zona di caccia delle tribù Anasazi e Ute. Solo nel 1874 il centro prese il nome attuale di Silverton allargandosi notevolmente con la scoperta delle miniere d’argento e successivamente di quelle di oro. La miniera di Sunnyside è stata una delle più produttive e longeve dello stato ma venne chiusa durante la grande crisi del 1929 per poi riaprire trent’anni dopo restando in attività fino al 1992, la chiusura definitiva della miniera significò la perdita di un terzo dei posti di lavoro di Silverton ed il conseguente spopolamento della cittadina.
Silverton oggi è classificata come National Historic Landmark District e presenta una strada principale, Greene Street, molto caratteristica con edifici in stile vittoriano tra i quali risaltano quelli del Grand Imperial Hotel e del Municipio; all’ingresso del paese arrivando da Durango c’è il Visitor Center dove reperire cartine, opuscoli ed informazioni varie. Per gli appassionati della Gold Rush, la corsa all’oro, è possibile fare un tour guidato alla Old Hundred Gold Mine: la storia di questa miniera d’oro inizia nella primavera del 1872 quando i tre fratelli Neigold arrivarono qui dalla Germania e per trent’anni sfruttarono le vene aurifere della Galeta Mountain. Oggi è possibile effettuare un tour guidato all’interno della vecchia miniera con un treno elettrico ed ammirare i macchinari per l’estrazione ancora funzionanti. Un altro sito aperto al pubblico che racconta la storia mineraria di Silverton e dintorni è il Mayflower Mill, un mulino utilizzato per l’estrazione di oro, argento ed altri metalli meno preziosi. Il mulino fu completato in sei mesi e iniziò la lavorazione del minerale nel febbraio del 1930 ed è stato il mulino più longevo nella storia delle San Juan Mountains; nei suoi 61 anni di attività, dal 1930 al 1991, è stato chiuso solo per un totale di 12 anni e nel 2000 è stato dichiarato National Historic Landmark.
Al giorno d’oggi l’economia di Silverton non si regge più sull’attività mineraria ma bensì sul tursimo, oltre ad essere la porta d’accesso dell’Alpine Loop è anche la stazione di partenza del famoso Silverlight Express, il treno panoramico che collega Silverton a Durango, forse l’attrazione più famosa in zona. Questo treno panoramico vi porterà indietro nel tempo, e vi condurrà in circa 3 ore e mezza da Silverton a Durango o viceversa permettendovi di godere di panorami entusiasmanti. Il servizio è in attività dal lontano 1882 lungo questo stretto canyon di 45 miglia della linea ferroviaria Denver e Rio Grande. Durante gran parte del viaggio non ci sarà rete mobile né wifi, un’occasione unica per staccarsi dal mondo moderno ed immergersi nei panorami ascoltando solo il fischio del treno a vapore.
Animas Forks Ghost Town
Appena fuori da Silverton l’asfalto lascia spazio ad uno sterrato in terra battuta, si costeggia il Silverton Memorial Park e poi si lascia Greene Street prima del cimitero di Hillside per svoltare a sinistra sulla 110 dove c’è il cartello che indica l’inizio dell’Alpine Loop ed immediatamente lo sterrato in terra battuta si trasforma in una strada rocciosa con diversi sassi sporgenti. Lungo tutta la strada si costeggia l’Animas River e s’incontrano diversi segni dell’attività mineraria dei tempi andanti, resti di miniere si alternano ai favolosi panorami fatti di torrenti impetuosi, cascate ed un verde quasi accecante, le montagne di fronte invece ci ricordano che ci sarà da salire e man mano che si va su di quota appaiono le marmotte a farci compagnia.
Dopo 50 minuti di sobbalzi ci si trova dinanzi ad un bivio, a sinistra si procede per la ghost town di Animas Forks ed a destra si sale verso il Cinnamon Pass, la nostra prima metà è la città fantasma, costruita nel 1873 e nel 1876 divenuta un importante centro di estrazione mineraria, a quei tempi c’erano circa 30 abitazioni, un hotel, un general store, un saloon ed un ufficio postale ma già nel 1883 la cittadina contava 450 abitanti e c’era anche un quotidiano locale. In autunno gli abitanti scendevano nella più mite città di Silverton dove passavano l’inverno; durante quello del 1884 una tempesta di neve che durò 23 giorni ricoprì Animas Forks di quasi otto metri di neve ed alcuni abitanti rimasti in città dovettero costruire dei tunnel per poter uscire dalle loro abitazioni. Con l’esaurirsi delle risorse minerarie Animas Forks si spopolò fino a diventare una ghost town come la troviamo ora. C’è un piazzale che funge da parcheggio dove si può lasciare la macchina e da lì proseguire a piedi tra le baracche, alcune delle quali, anzi la maggioranza, sono ben conservate.
Cinnamon Pass
Terminata la visita della ghost town occorre tornare indietro fino all’incrocio ed iniziare la ripida ascesa che porta in poco meno di tre miglia (4,5 km) ai 12640 piedi (3852 metri) del Cinnamon Pass. Dal primo tornante è possibile ammirare la verde vallata di Animas Forks mentre man mano che si sale i panorami diventano più brulli ma sempre maestosi. La strada seppur dissestata e piena di sassi non presenta grandi difficoltà tra l’altro noi l’abbiamo affrontata in una fantastica giornata di sole. Ci sono delle piazzole di tanto in tanto dove accostare in caso si incrocino altre vetture, vi ricordo che la precedenza è sempre di chi sale ma da quello che ho potuto notare è sempre quello con la macchina più grossa che lascia passare quello più in difficoltà o col mezzo meno adatto. Dopo aver scattato qualche foto in vetta, magari con il cartello che indica la quota in cima al passo, incomincia la discesa che in questi casi è sempre più ardua della salita, ci sono un paio di passaggi su roccia abbastanza impegnativi ma niente di trascendentale.
American Basin e sentiero per Handies Peak
Dopo un paio di miglia di discesa dal Cinnamon Pass si incontra un incrocio, la strada sulla destra porta alla zona di American Basin da dove parte forse il sentiero più famoso d quest’area, quello che permette di raggiungere gli oltre 14000 piedi (4280 metri) di Handies Peak. Vi accorgerete subito che è una zona escursionistica perché lungo la sterrata inizierete ad incontrare pian piano delle auto parcheggiate, in fondo alla strada c’è un parcheggio ufficiale ma se lo trovate pieno come è accaduto a noi potete lasciare la macchina in uno dei tanti spiazzi lungo la strada. Può capitare anche di dover lasciare l’auto all’incrocio tra l’Alpine Loop e la strada per il parcheggio perché questa è decisamente più sconnessa e soprattutto se ha piovuto nei giorni precedenti potreste trovare buche profonde e fango; dall’incrocio al parcheggio c’è poco più di un chilometro e mezzo.
Ci sono due sentieri che portano alla vetta, quello che faremo noi che parte appunto dal parcheggio di American Basin è il più breve, l’altro parte da Grizzly Gulch ed occorrono 8 miglia (12,8 km) andata e ritorno per giungere a destinazione.
L’escursione fino alla vetta è lunga 4,7 miglia (7,5 km) andata e ritorno, noi a questo chilometraggio abbiamo dovuto aggiungere altri mille metri tra andata e ritorno per via del posteggio lungo la via. Il dislivello del sentiero che parte da American Basin è di circa 750 metri, si parte infatti dai 3542 metri dello spiazzo fino ai 4266 della vetta di uno dei tantissimi fourteeners del Colorado, così vengono chiamate le vette che superano i 14000 piedi e che in questo stato sono ben 53!
Lunghezza: 8,5 km
Tempo in movimento: 3h35’
Tempo complessivo: 4h30’
Dislivello in salita: 723 m
Dislivello in discesa: 723 m
Punto più alto: 4266 m
Punto più basso: 3542 m
Lunghezza: 8,5 km
Tempo in movimento: 3h35’
Tempo complessivo: 4h30’
Dislivello in salita: 723 m
Dislivello in discesa: 723 m
Punto più alto: 4266 m
Punto più basso: 3542 m
Cliccando sul pulsante Maggiori informazioni potrete accedere alla pagina di Outdooractive dove è riportato il riassunto della tappa; potrete seguire il nostro percorso ammirando le foto fatte durante l’escursione, scaricare le tracce gpx e kml per non perdervi durante il vostro trekking oltre a tutte le informazioni in formato PDF per averle sempre a portata di mano.
Dal parcheggio inizia uno stretto sentiero che si inerpica lungo le pendici della montagna, la strada è subito impegnativa in quanto piena di sassi e costantemente in salita; man mano che si va su ci si ritrova in un anfiteatro di montagne ed a metà percorso è possibile ammirare le acque blu/verdi dello Sloan Lake. Lungo l’ascesa è possibile incontrare tantissime specie animali come marmotte, davvero in quantità industriale, scoiattoli, furetti e pika. Dopo il lago la strada continua a salire costantemente, nei pomeriggi estivi è frequente che il gran caldo sviluppi delle nuvole che creano poi dei rovesci improvvisi infatti durante la nostra escursione quando eravamo quasi in vetta abbiamo iniziato ad affrettare il passo perché abbiamo udito i primi tuoni in lontananza. Non è mai bello beccare un temporale in montagna soprattutto ad altezze superiori ai 4000 metri così dopo aver goduto per un po’ del magnifico panorama dalla vetta ed aver assaporato un immenso senso di libertà siamo ripartiti immediatamente. L’ascesa è durata due ore e mezza mentre la discesa poco meno di due ore.
Lake City
Una volta tornati sull’Alpine Loop mancano 22 miglia (35 km) a Lake City, la base perfetta se pensate di percorre come noi l’Alpine Loop in due giornate: qui ci sono motel, ristoranti, negozi di prima necessità, distributori di benzina insomma tutto il necessario per spezzare questa tappa. Se invece il vostro programma prevede di percorrere la strada in giornata potrebbe essere una valida soluzione per una pausa pranzo. Un altro modo per raggiungere Lake City senza percorrere la tratta di Alpine Loop che abbiamo descritto finora è utilizzando la Colorado 149 che porta fino al fiume Gunnison e poi all’omonima cittadina lungo la strada 50; qui potrete fare un giro in barca alla Curecanti National Recreation Area oppure visitare il Black Canyon of the Gunnison. Lo sterrato che porta dall’incrocio con American Basin a Lake City è per un paio di chilometri ancora dissestato poi scorre via veloce sotto le ruote e questo tratto sarebbe percorribile anche da una berlina. Ma in realtà c’è poco da correre su queste strade perché i panorami restano vertiginosi e noi abbiamo avuto la fortuna d’incontrare proprio lungo questi chilometri una mamma alce col suo piccolo che poi tanto piccolo non era. Sei miglia prima di giungere in città si costeggia per un lungo tratto il Lake San Cristobal e dopo un po’ la strada diventa asfaltata fino a giungere ad un incrocio che porta a sinistra a Lake City ed a destra sulla Silver Thread Scenic Byway.
Silver Thread Scenic Byway
La deviazione lungo la Silver Thread Scenic Byway merita assolutamente il tempo che richiede, la incontrerete una manciata di miglia prima di giungere a Lake City e vi porterà, su una strada completamente asfaltata, in 22 miglia (35 km) ed una mezz’ora alle scenografiche North Clear Creek Falls scavallando lo Slugmallion Pass. A parte la bellezza della strada, lungo la quale abbiamo incontrato anche alcuni cerbiatti, il pezzo forte sono le North Clear Creek Falls che, a seconda del tempo che avete a disposizione, potete ammirare da una piattaforma adiacente al parcheggio oppure raggiungere con una passeggiata di mezzo chilometro.
Capitol City Ghost Town
Uscendo da Lake City la strada torna ad essere sterrata anche se perfettamente battuta e costeggia il corso dell’Henson Creek attraversando resti di vecchie miniere mentre dalle pendici dei monti scendono delle cascatelle molto scenografiche. Dopo 10 miglia (16 km) e circa trenta minuti s’incontra la città fantasma di Capitol City, fondata nel 1877, originariamente chiamata Galena City. Al suo apice la città vantava circa 800 cittadini e i suoi fondatori puntavano a farla diventare la capitale del Colorado; nel periodo di massimo splendore Capitol City aveva tutto il necessario, tra cui alcuni hotel, ristoranti, bar, un ufficio postale, una scuola, una segheria e fonderie minerarie. Quando il costo dell’argento scese la città venne man mano abbandonata ed oggi rimangono solo l’ufficio postale, una struttura chiamata Lee’s Smelter Stack ed alcuni edifici in macerie.
Engineer Pass
La strada prosegue scorrevole dopo Capitol City sempre costeggiando il fiume fino ad un punto in cui ci si addentra in un bosco di pioppi (aspen in inglese) che sono gli alberi prevalenti nei boschi del Colorado, da qui ci si avvicina nuovamente alle montagne e si inizia a salire verso l’Engineer Pass. In fase di programmazione avevo visto diversi video di questa strada, guardandomi bene dal mostrarli a mia moglie Pamela e letto diverse opinioni su siti specializzati in guida offroad, beh tutti i pareri erano unanimi considerando questo passo molto più difficile rispetto al Cinnamon Pass. La strada diventa subito strettissima e durante la nostra esperienza abbiamo pregato di non incontrare nessuno che stesse scendendo, il precipizio è davvero impressionante in alcuni tratti e Pamela ha lanciato anche una delle sue invenzioni balorde ossia quella di staccarsi la cintura in modo da potersi catapultare prima fuori dall’auto in caso fossimo caduti di sotto: che dire, viva l’ottimismo!
Continuando a salire però il manto stradale continua ad essere in ottime condizioni e la strada si allarga tant’è che ci siamo chiesti più volte dove fosse la fregatura, seguitando l’ascesa la strada sembra diventare addirittura migliore, la vetta man mano si avvicina si giunge allo spiazzo con il cartello che indica la cima e l’altezza di 12800 ft (3900 metri). Non c’è bisogno di ripetere che in panorama dall’alto è immenso e smisurato oltre che di una bellezza unica ma arriva il tempo di riprendere la strada e ci siamo domandati, ripensando ancora alle descrizioni lette riguardo alla difficoltà della strada, se fosse questo versante quello più pericoloso e mal messo ma non è così, ci sono diverse curve a gomito e qualche passaggio con delle buche belle profonde, in alcuni tratti dell’acqua e del fango per le piogge ma nulla di proibitivo. Come detto anche in precedenza ogni esperienza è a sé, le condizioni meteo e quelle del manto stradale fanno sicuramente la differenza e possono essere molto diverse da un periodo all’altro. Ad un certo punto la strada spiana e si giunge in una vallata verdissima con laghi e cascate, veramente un paesaggio fiabesco.
Verso Ouray
A questo punto vi sarete chiesti il perché del titolo di questo articolo; nell’introduzione abbiamo parlato di quei posti che ti rapiscono alla prima lettura ed in effetti è stato così per l’Alpine Loop, un vero paradiso sia in fase di studio che quando lo abbiamo percorso ma ci vuole poco a trasformare un sogno in un incubo, a passare dal paradiso all’inferno. Dopo la vallata mancano solo una decina di chilometri per Ouray ma sono quelli più duri e per noi sono stati terribili perché non avevamo l’auto idonea al 100% ed è per questo che continuo a sostenere che noleggiare un mezzo apposito a Silverton oppure a Ouray sia lo soluzione migliore per godersi senza patemi questa fantastica strada.
Il nostro inferno inizia quando si entra in un bosco, la strada si restringe notevolmente ma la cosa più preoccupante è che il terreno inizia ad essere davvero disastrato, sono stato costretto a far scendere Pamela perché in molti punti in discesa non riuscivo a vedere nulla, lei da fuori mi indica dove passare per non toccare col fondo e molte volte ho dovuto accostarmi talmente tanto per evitare un masso peccato che dall’altro lato ci fosse un bel fossato. Abbiamo percorso praticamente le ultime cinque miglia con io alla guida e Pamela a piedi che mi dava le indicazioni, molte volte non sapeva nemmeno dove farmi passare, in qualche occasione abbiamo perso la calma ed anche io, non mi vergogno a dirlo, me la sono davvero fatta sotto in qualche passaggio dove credevo davvero di non riuscire ad andare né avanti né indietro. Un paio di toccatine al fondo le abbiamo date, una volta sono finito con una ruota fuori strada con Pamela che già mi vedeva nel burrone e soprattutto in tre o quattro occasioni mi sono ritrovato in equilibrio su due ruote con l’anteriore e la posteriore opposta che mi facevano quasi da altalena, ragazzi lo ripeto, me la sono fatta davvero sotto. In senso opposto non abbiamo visto salire auto come la nostra ma solo Jeep Wrangler e mezzi ATV.
Usciti dal bosco ci sono un paio di miglia con terreno migliore e senza buche enormi però si costeggia un precipizio davvero da brividi in cui chi soffre di vertigini avrà qualche problema, questo tratto di strada è davvero scenografico oltre che pauroso ma purtroppo eravamo talmente attenti alla guida e spaventati che non lo abbiamo documentato con una foto che sia una.
Abbiamo impiegato quasi due ore per percorrere queste 6 miglia finali fino a tirare un sospiro di sollievo quando è apparsa la striscia d’asfalto che ricollega l’Alpine Loop alla Million Dollar Highway.
Ouray
Una volta tornati sulla strada asfaltata è possibile concludere la giornata a Ouray, conosciuta anche come la Svizzera d’America, che offre diverse attrazioni interessanti.
Come Silverton anche Ouray è stata fondata dai minatori in cerca di oro ed argento che arrivarono tra queste magnifiche montagne nel 1875 e nel 1897 Thomas Walsh aprì la miniera di Camp Bird che nel periodo di massimo splendore, nel 1902, produceva quasi 200.000 once d’oro ed al culmine dell’estrazione mineraria in città c’erano oltre trenta miniere attive. In quegli anni si arrivava qui solo con la ferrovia tramite la Denver & Rio Grande Railway che entrò in servizio nel dicembre del 1887 e vi rimase fino al 1930 quando automobili e camion ne limitarono il traffico.
Anche Ouray è catalogata come National Historic District e gli edifici più importanti, tutti risalenti al XIX secolo, si trovano lungo la Main Street; tra questi il Beaumont Hotel, il Municipio di Ouray e la Walsh Library. Se dopo un’intensa giornata lungo l’Alpine Loop e per le stradine del centro volete rilassarvi sappiate che a Ouray c’è un grande complesso termale con piscine per grandi e piccini, per maggiori informazioni date uno sguardo al sito ufficiale.
Prima di giungere in città arrivando dall’Alpine Loop incontrerete le Bear Creek Falls, si tratta di un parcheggio con una terrazza panoramica da dove ammirare il salto di queste cascate che passano sotto un ponte della strada principale; è una breve sosta ma che vale sicuramente la pena fare. Dopo pochi chilometri un altro parcheggio consente una vista d’insieme su tutta la cittadina di Ouray ed un cartello in legno indica l’ingresso nella Mining Country.
Appena giunti all’ingresso della città seguite le indicazioni per il Box Cañon Falls Park, giunti a destinazione troverete un parcheggio ed un ufficio che funge da biglietteria, Nature Center e negozio di souvenir; da qui parte un sentiero molto breve. C’è subito una deviazione a sinistra che porta a High Bridge Trail, ci sono delle scalette che portano ad una piattaforma in legno da dove ammirare il panorama di Ouray dall’alto, si continua a salire lungo il sentiero immerso nel bosco, c’è qualche passaggio con scalini di roccia un pelino alti ma noi abbiamo trovato diversi vecchietti lungo la strada quindi è tranquillamente fattibile per tutti. Si giunge ad un ponte dal quale è possibile ammirare da una parte il Box Cañon che è davvero stretto e profondo e le Box Cañon Falls dall’altra anche se in pratica si ha la vista solo su alcune rocce in mezzo alle quali scorre impetuosa l’acqua; dopo il ponte c’è un tunnel che porta al Perimeter Trail, un lungo sentiero che fa il giro perimetrale della città di Ouray.
Tornando indietro per la stessa strada ci si ricongiunge al sentiero principale per poi proseguire dritti fino a trovare una passerella in ferro che costeggia il canyon e che tramite una serie di scalinate sempre in metallo porta a diverse piattaforme dalle quali è possibile avere una vista sulle Box Cañon Falls, l’ultima rampa porta proprio a ridosso del letto del Canyon Creek e lì il rumore delle cascate è davvero fragoroso; siccome sono però proprio incastonate nella roccia non è che si veda granché ma dal vivo rendono sicuramente meglio che in foto e l’impatto uditivo è notevole visto il rumore che fanno.
Invece di ripercorrere il sentiero a ritroso sulla stessa strada vi consigliamo di svoltare per il Native Plant Loop, un giro ad anello in mezzo ad una foresta di pini ponderosa, la strada riporta direttamente al Nature Center.
L’intero giro vi porterà via massimo un’oretta e se dovesse salirvi un certo languorino sappiate che all’ingresso ci sono dei tavoli da picnic dove consumare il vostro pasto circondati da scoiattoli affamati ma ricordatevi di non dare mai da mangiare agli animali selvatici.
Un’altra breve escursione proprio al centro di Ouray è quella per le Cascade Falls, dal parcheggio un brevissimo sentiero di 0,4 miglia (650 metri) andata e ritorno porta al viewpoint sulle cascate.
Con la visita di Ouray il giro sull’Alpine Loop sarà completo ma prima di chiudere il nostro articolo vi ricordiamo nuovamente di guidare responsabilmente e non ci stancheremo mai di ripetere che per avere un’esperienza completamente appagante e vivere serenamente una o più giornate lungo l’Alpine Loop la soluzione migliore è quella di noleggiare un mezzo adatto a questa strada.
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