Il Monte Kinabalu (in malese Gunung Kinabalu) è la montagna più alta non solo del Borneo e dell’arcipelago malese ma di tutta la Malesia. Si trova nel distretto di Ranau, nel Sabah  e con un’altezza di 4.095 m svetta all’interno del Kinabalu Park, sito Patrimonio dell’Umanità. Scalare questa montagna è un’esperienza unica ed appagante per il corpo e per la mente, vi permetterà di mettere alla prova le vostre forze e di conoscere lungo l’ascesa tantissime persone provenienti da ogni angolo del mondo.

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COME ORGANIZZARE L'ASCESA AL MONTE KINABALU

Cominciamo col dire che non è possibile effettuare l’ascesa in autonomia ed in un solo giorno quindi bisogna essere accompagnati da una guida autorizzata e pernottare una notte presso il Panalaban Basecamp dove ci sono una serie di rifugi spartani e una resthouse, quella di Laban Rata, un filino più strutturata, termine col quale indichiamo il fatto che ci sia un servizio di ristorazione, un piccolo negozio di generi di prima necessità, delle camerate private e dei dormitori con letti a castello, non certo un hotel a quattro stelle con la spa.

Dovendo rivolgersi forzatamente ad un intermediario l’esperienza non è sicuramente economica ma vi promettiamo che ogni singolo euro sarà ben speso: sebbene sia possibile prenotare l’alloggio tramite il sito ufficiale del Sabah all’indirizzo www.sabahtravel.com  e poi ingaggiare una guida in loco noi abbiamo trovato più pratico contattare un’agenzia locale, nel nostro caso Amazing Borneo, e prenotare il pacchetto classico che prevede il prelievo in hotel, trasporto fino al Kinabalu Park Headquarter, guida accompagnatrice, pasti e pernottamenti. Nonostante siamo dei viaggiatori fai da te seriali abbiamo apprezzato in questa occasione la possibilità di avere una guida tutta per noi  visto che si tratta di salire dai 1600 metri del Quartier Generale agli oltre 4000 della vetta e che la seconda giornata bisogna partire in piena notte per assistere all’alba dalla cima con dei passaggi su corde. La nostra guida inoltre durante tutta l’ascesa oltre a tenere i ritmi ci ha riempito di consigli e soprattutto ci ha spiegato nel dettaglio tutto quello che abbiamo incontrato, dalle piante carnivore, alle storie sui portatori ad alcuni aspetti interessantissimi della vita e della cultura locale.

IL PERCORSO

L’intera escursione è di 8,7 km solo andata, di conseguenza 17,4 km andata e ritorno da percorrere in due giorni con un dislivello di 2300 metri sia a salire che a scendere. Il primo giorno si percorre la tratta che dai 1866 metri dell’ingresso di Timpohon Gate sale per 6 chilometri fino alla resthouse di Laban Rata dove si pernotta a 3272 metri. Il secondo giorno è quello in cui si raggiunge la vetta di Low’s Peak, si parte intorno alle due di notte per riuscire ad arrivare ai 4095 metri ed ammirare l’alba da lassù prima di ripercorrere la strada a ritroso fino all’inizio del sentiero.

Per quanto riguarda l’attrezzatura necessaria servono scarpe comode, direi meglio delle scarpe da trekking anche quelle basse, un poncho leggero per la pioggia perché nonostante l’altura quando si cammina fa molto caldo e l’aria è appiccicosa quindi è meglio vestirsi leggeri sotto l’abbigliamento antipioggia, un kway/giacca a vento leggera per quando si fanno le soste in modo da evitare che il sudore si asciughi addosso e sarà molto utile anche la sera nel rifugio per fare una passeggiata all’esterno, indispensabile la torcia per la testa in modo da avere le mani libere quando il secondo giorno si parte alle 2:30 della notte, ed infine abiti leggeri, preferibilmente traspiranti e molti ricambi perché si suda, si suda ed ancora si suda.

Mappa del sentiero

LA NOSTRA ESPERIENZA IN VETTA AL MONTE KINABALU

Primo giorno: da Timpohon Gate a Laban Rata

Nella nostra esperienza siamo partiti da Kota Kinabalu, la città principale dell’area; il quartier generale del Kinabalu Park dista meno di due ore e come abbiamo già detto ci troviamo a 1660 metri di altitudine. Una volta fatta la conoscenza con la nostra guida ed il punto della situazione abbiamo preso un altro minibus che in una decina di minuti ci ha portato ai 1866 metri di Timpohon Gate da dove inizia l’ascesa verso la vetta della montagna. Qui c’è una tabella illustrativa coi i record della Mount Kinabalu International Climbathon, una competizione internazionale di skyrunning che si è tenuta per la prima volta nel 1987, si svolgeva ogni anno ad ottobre e ha visto diversi italiani tra i vincitori ma dal 2017 è stata abolita in quanto l’area del Kinabalu Park è divenuta Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

La nostra avventura inizia alle 8:30 del mattino, il primo tratto è pianeggiante ed in pochi minuti giungiamo alle Carson Falls, scattata qualche foto ci rimettiamo in marcia e la strada da qui diventa subito ripida; la prima cosa che notiamo è che qui hanno un concetto molto particolare nell’affrontare le ascese, da noi i sentieri si snodano su tornanti che allungano la percorrenza ma di conseguenza riducono le pendenze, qui no, tirano dritto per dritto su dei gradoni altissimi che mettono a dura prova l’acido lattico nelle gambe. 

Carson Falls

Lungo tutto il percorso sono disseminati degli hut, dei rifugi in legno aperti ai lati che fungono da area di ristoro, ci sono tavoli e panche dove riposare le gambe e spesso dei bagni, li troveremo con una frequenza di circa 500 metri come mostrato anche dalla mappa. La guida ci attende ogni qualvolta abbiamo bisogno di una sosta, il tempo diviene ben presto nuvoloso e dopo un po’ comincia a piovere, una pioggia leggera che ci costringe ad indossare il poncho, per fortuna siamo stati previdenti nell’acquistarli perché nonostante stiamo salendo di quota c’è un gran caldo ed indossare le giacche antivento sarebbe da pazzi.

Facciamo una sosta pranzo durante la quale consumiamo un tramezzino maxi compreso nel prezzo dell’escursione, i gradoni nel frattempo diventano sempre più alti man mano che si va avanti ed al quarto chilometro iniziamo a perdere ritmo, Pamela ha le gambe dure e facciamo gli ultimi duemila metri che ci separano dal rifugio di Laban Rata con molta calma, prendendo coraggio solo quando vediamo passare i portatori, gente di qualsiasi età, anche anziani, che salgono verso il rifugio trasportando dei pesi disumani.

Siamo rimasti molto colpiti da questa cosa e non ci riusciamo davvero a spiegare come facciano a portare sulle spalle oggetti grandi il doppio di loro, non sappiamo neanche se le foto riescano a rendere l’idea dell’immane fatica di queste persone certo è che assistere al loro sforzo ci fa comprendere quanto sia ridicolo il nostro quindi riprendiamo a camminare di buona lena.

Portatori lungo il sentiero

Alla fine giungiamo in vetta alle 13:30 percorrendo in 5 ore i 6 chilometri  fino al rifugio con un dislivello di 1400 metri per una pendenza media del 23,4%!!!

Qui sembra di essere in un mondo irreale, sotto di noi una coltre bianchissima di nuvole ed il rifugio di Laban Rata che sbuca all’improvviso e pare un miraggio dopo tanta stanchezza. Oltre al rifugio principale ci sono altre costruzioni più piccole che accolgono le circa 150 persone che sono autorizzate giornalmente alla scalata del Monte Kinabalu,. Entrati nella hall e fatto il check in ci consegnano la chiave di una camerata per sei persone con all’interno tre letti a castello, le lenzuola non sono esattamente immacolate ma ci prestiamo poca attenzione, utilizziamo il letto superiore come deposito dell’attrezzatura e dei panni e dormiamo insieme nel letto in basso.

Sistemate tutte le nostre cose ci riposiamo un po’ a letto cercando di recuperare energie, nella stanza ci sono già due ragazzi, un malese ed un coreano che dopo le presentazioni di rito ci invitano a scendere in sala da pranzo dove viene servita la cena ininterrottamente per accontentare tutti gli ospiti che arrivano a scaglioni nel rifugio. Il buffet è molto ben fornito e offre un po’ di tutto:  riso, pollo e uova sode la fanno da padrone.

Dopo aver scattato alcune foto all’esterno rientriamo piuttosto infreddoliti e nonostante le difficoltà nel riuscire a prendere sonno a quest’ora andiamo comunque a letto alle 18:30, non tanto per recuperare le forze ma perché la sveglia è puntata alle 2 di notte.

Secondo giorno: da Laban Rata a Low's Peak

Dopo una notte, che sarebbe meglio chiamare sera, quasi insonne veniamo svegliati dal suono della sveglia, ore 1:50 ed i nostri compagni di stanza gironzolano già da una ventina di minuti. Le operazioni mattutine sono limitate al minimo essenziale quindi andiamo in bagno, laviamo faccia e denti e via. Dopo aver indossato i vestiti preparati la sera precedente scendiamo in sala colazione dove viene servita una “supper” che potremmo definire una pre colazione. Ci prepariamo dei toast con marmellata e beviamo the e caffè caldi, poi usciamo fuori per verificare la temperatura che si rivela meno bassa di quello che ci aspettassimo così decidiamo di non indossare la felpa ma solo la maglietta tecnica a maniche lunghe e la giacca antipioggia. Ci incontriamo con la guida ed alle 2:30 iniziamo l’ascesa verso gli oltre 4000 metri del Monte Kinabalu; dopo i primi passi, naturalmente subito in salita con scalini ripidissimi, iniziamo già a sentire caldo e dopo dieci minuti togliamo la giacca antipioggia rimanendo solo con la maglia. Nel primo chilometro ci sono una serie di gradini ripidi ed alcuni tratti in cordata abbastanza impegnativi, il buio pesto non aiuta nonostante tutti abbiano l’illuminazione sulla testa. Arrivati al primo check point veniamo registrati e facciamo una sosta coprendoci per non raffreddarci e dopo qualche minuto ripartiamo. Da qui in poi si prosegue sulla roccia viva, la salita è costante e ci sono dei punti molto ripidi che si alternano a delle spianate dove rifiatare, c’è quasi sempre l’ausilio della corda per aiutarsi a salire ma non ne abbiamo quasi mai fatto uso tranne in alcuni tratti più esposti ma comunque nulla di pericoloso. La nottata è molto bella con  tante stelle però man mano che saliamo inizia a fare freschetto, è uno spettacolo vedere le persone che vanno su alla spicciolata lasciandosi dietro solamente la luce della torcia. Dopo 2 ore e 45 minuti di ascesa giungiamo in vetta cercando un posticino tranquillo dove poter aspettare il sorgere del sole, ci vestiamo di tutto punto per non raffreddarci e mangiamo uno snack per recuperare le energie. Dopo aver atteso la fila di coloro che sono arrivati prima di noi, alle 5:15 ci facciamo scattare la consueta foto in vetta con il cartello che indica l’altitudine dei 4095 metri di Low’s Peak, la vetta più alta di tutta la Malesia.

In vetta al Mount Kinabalu

Alle 6:15 riprendiamo la strada verso il rifugio, anche la discesa è abbastanza impegnativa, le soste per le foto sono tantissime; alla fine impieghiamo un’ora e 45 minuti per tornare a Laban Rata che vista dall’alto è ancora più affascinante. Dopo una mega colazione a base di uova, bacon, fagioli e chi più ne ha più ne metta siamo pronti per intraprendere la discesa fino al Kinabalu Park. Partendo alle 9 impieghiamo tre ore e mezza beccandoci nel finale un acquazzone epico che ricorderemo a lungo.

Rifugio di Laban Rata

Dopo aver consumato in un ristorante indicatoci dalla nostra guida il pranzo compreso nel tour ci prepariamo a tornare a Kota Kinabalu però dobbiamo prima ritirare il nostro attestato che certificata la scalata completata.

Al netto della fatica, delle sveglie ad orari assurdi, dell’umidità pazzesca e dell’acqua presa è un’esperienza unica che ci ha entusiasmato ed arricchito, ci ha messo a dura prova ma ci ha fatto conoscere luoghi e persone incredibili.

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